La scuola è ripartita: in presenza, finalmente.
Ieri è stato celebrato ufficialmente il nuovo anno scolastico: in presenza. L’unico modo che reputiamo possibile nell’interesse della comunità nazionale.
«La riapertura della scuola tutti in presenza non è il risultato di una routine, di un azzardo ma il risultato silenzioso che per mesi tutto il mondo della scuola ha fatto. Perché la scuola non ha mai chiuso, anche nei momenti più bui, aveva la porta aperta. E lo ha fatto perché la scuola è la più grande comunità di lavoro del Paese» ha detto il ministro Bianchi.
Per noi è una comunità che non è ‘produttiva’ in senso stretto, ma educante, capace di tirar fuori teste pensanti. Fatta di professionisti che hanno mostrato anche in tempi difficilissimi il valore dell’insegnamento, dell’istruzione, della scuola.
Se il tempo ci ha dato ragione – la didattica in presenza ha oscurato i profeti della scuola tutta sbilanciata sulle nuove tecnologie ‐ il tema della sicurezza continua ad essere divisivo.
Al di là della questione tamponi, che sono dispositivi di sicurezza e pertanto vanno a carico del datore di lavoro, le scuole hanno riaperto in una condizione complessivamente uguale a quella prima della pandemia.
Classi sovraffollate, organici, presidi sanitari e lavoratori fragili sono i temi che rimangono da affrontare e da risolvere. Il protocollo sulla sicurezza nelle scuole pubbliche (firmato e poi lasciato senza attuazione concreta: sono in questo patto le indicazioni sulla gratuità dei tamponi) e quello dello 0‐6 su scuole pubbliche e private (sospeso), testimoniano una mancanza di coerenza tra azioni di ascolto e provvedimenti ministeriali.
I documenti della politica e le scelte che servono alla scuola
A fine aprile il Consiglio dei ministri ha approvato il Pnrr: a maggio le Confederazioni hanno firmato il Patto per la Scuola al centro del Paese; la scorsa settimana il ministro Bianchi ha presentato il suo Atto di indirizzo politico alle Camere. Nelle prossime settimane il Governo dovrà affrontare i principali snodi economici della vita del Paese: il Documento di programmazione economica e finanziaria (Def) dopo la nota di aggiornamento (Nadef) per arrivare alla Legge di Bilancio. Processo incrociato con gli obiettivi del Pnrr.
A guardare bene tra le righe di questi provvedimenti, si legge un quadro di interventi mirato a costruire un modello di scuola molto distante da quello in cui crediamo e che abbiamo preso a riferimento. Si vuole ridurre la scuola nei suoi aspetti fondanti, quelli della didattica e della cultura, al punto di doverli rinviare all’università che ha altri compiti di natura accademica e di ricerca. Svuotare la scuola è errore drammatico.
Ad oggi, sia gli interventi specifici previsti dal PNRR per il sistema di istruzione, che gli atti di diretta emanazione del Ministro sono orientati ad intervenire quasi esclusivamente sulle strutture materiali (condivisibili), più sfumate e contraddittorie quelle sul personale (che ci trovano nettamente preoccupati).
Due temi vanno tenuti in massima attenzione: il tema della formazione che viene visto come l’elemento strategico riformatore (la scuola di Alta Formazione rappresenta la sua ambigua declinazione con l’improbabile combinazione di compente dell’Invalsi e dell’Indire completato dalla designazione di un Comitato Tecnico Scientifico con compiti di supervisione).
La visione dirigista, di scuola eterodiretta (il middle management) pensata più in continuità con la Buona Scuola, che con i diritti sanciti dalla Costituzione.
Il nostro modello di scuola
«La scuola insegna ad essere italiani» ha detto il Presidente Mattarella nel suo discorso.
«È scritto nella nostra Costituzione. Si trova nella scuola il capitale umano necessario a una vera crescita. Economica e civile»
E’ la scuola della Costituzione il punto da cui partire/ripartire. E’ il modello di scuola, quello che abbiamo definito a Barbiana, poi nel contratto nazionale, che va rafforzato attraverso l’applicazione di tutti gli istituti contrattuali che ne devono dare sostanza.
Il Presidente Mattarella ha ribadito: «E’ la scuola l’investimento più utile e proficuo»
«Serve una prospettiva strategica con il PNRR per avere una scuola più moderna. Questo è l’investimento più intelligente e proficuo. La scuola è assolutamente centrale. Servono impegni concreti, progetti adeguati, assunzioni di responsabilità»
Una simile pianificazione attuale e prospettica, sia normativa che finanziaria, troverà il pieno e convinto sostegno della Uil Scuola.
Il nostro impegno va nella direzione di dare continuità al lavoro avviato dando risposte alle criticità più grandi: precariato, trattamento giuridico ed economico di tutto il personale, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Alla vigilia di appuntamenti decisivi per l’individuazione delle risorse finanziarie aggiuntive a quelle già esistenti (Def, Nadef, Legge di Bilancio, Atto di indirizzo all’Aran) il nodo contrattuale riveste grande importanza.
A molte soluzioni trovate dal personale in pandemia va data risposta strutturale, così come molti istituti contrattuali vanno definiti sulla base di mutate esigenze lavorative.
Risorse adeguate e flessibilità normativa saranno i punti di riferimento per un negoziato che ancora, concretamente, stenta a partire, ma in un quadro che sia quello della comunità, della partecipazione democratica della scuola, del pluralismo e della libertà di insegnamento che sostanzia il modello costituzionale.
L’Esecutivo nazionale della Uil Scuola, riunito in remoto, su piattaforma Webex, il 21 settembre 2021, approva all’unanimità il documento per punti, parte integrante della relazione, del dibattito e delle conclusioni.
L’Esecutivo Uil Scuola delega la Segreteria Nazionale a definire le Linee guida per il rinnovo del Contratto nazionale che saranno precedute ed accompagnate da una ampia e capillare consultazione della categoria.
Una fase di ascolto e confronto nelle assemblee sarà propedeutica anche per sostenere gli obiettivi del documento, supportata da una mobilitazione dell’insieme della categoria, finalizzata a ottenere nella Legge Finanziaria, le risorse per il rinnovo dei contratti di tutto il personale della scuola e per portare a soluzione la situazione dei docenti precari con 36 mesi di servizio e dei Dsga facenti funzione, rimaste attualmente irrisolte.