Prove Invalsi – Presentazione risultati

Prove Invalsi – Presentazione risultati

L’INVALSI e il Ministero dell’Istruzione hanno presentato i primi risultati delle prove svolte nel corrente anno scolastico. Per la UIL Scuola ha partecipato Rossella Benedetti.

La presentazione è stata preceduta da un intervento introduttivo del sottosegretario Faraone, il quale ha dichiarato che, ormai, incrociando i dati sull’edilizia scolastica e quelli forniti dall’INVALSI, il ministero ha un quadro chiarissimo dello stato dell’istruzione. Ha, inoltre, ribadito che le informazioni derivanti dall’attività dell’Istituto non serviranno per stilare classifiche, ma debbono senza indugi dare impulso ad iniziative di miglioramento. Per questo, ad esempio, nel quadro delle misure previste dalle deleghe in corso di definizione, la prova INVALSI, inserita nell’ esame della classe terza della secondaria di I grado, sparirà, sostituita da una prova durante l’anno. La presidente dell’INVALSI, dottoressa Ajello, ha evidenziato come la scuola possa presentarsi come un contesto forte in grado di neutralizzare le variabili negative personali e, quindi, garantire il successo formativo degli alunni. Questo dato emerge dalle rilevazioni, specialmente in aree difficili del territorio, così come spicca la scuola che, al contrario, si rivela un contesto debole incapace di fare la differenza nella vita dei propri alunni. Perciò, è necessario riflettere sulle finalità che l’istruzione deve avere in coerenza con la società attuale. Le prove INVALSI di III media in fondo richiedono solo capacità di rielaborare conoscenze acquisite per risolvere problemi reali. Questo dovrebbe essere insegnato a scuola; invece, la prassi didattica è, in molti casi, ancora quella tradizionale. Riuscire a cambiare il modo di fare didattica non è una sfida per il singolo docente, bensì per l’intero consiglio di classe. Altro punto dolente è il fenomeno del cheating (copiare) che si verifica ancora in misura eccessiva perché le prove INVALSI vengono vissute come un male di cui liberarsi il prima possibile. Le scuole devono essere obiettive nel valutarsi e avere più fiducia nell’amministrazione centrale. Il dottor Ricci ha, infine, presentato i risultati che sono contenuti nel rapporto già pubblicato sul sito dell’Istituto (www.invalsi.it) . Hanno partecipato alla rilevazione 2.232.286 studenti in 115.739 classi, di cui 6.750 classi campione. La partecipazione è stata altissima, con l’eccezione della Sardegna per la scuola primaria e per la secondaria anche di Sicilia e Calabria. La propensione al cheating è alta in Calabria, nella scuola primaria,  e diffusa per la secondaria. In futuro si pensa di usare solo prove informatizzate per ridurre l’incidenza del fenomeno. La vera novità di questo rapporto risiede nella misurazione del valore aggiunto delle scuole, cioè di quei miglioramenti conseguiti al netto dei fattori esogeni legati alle condizioni personali degli studenti. Valutando tale dimensione, scuole di aree difficili risultano aver avuto un’incidenza altamente positiva sui propri alunni, tale da farli progredire molto più di altri che partivano da condizioni migliori. Ad esempio, su un campione di 1400 scuole analizzate, un istituto siciliano, che sulla base delle rilevazioni si attestava al posto 864, è risultato il primo per valore aggiunto prodotto. In parole povere, i docenti di quella scuola sono riusciti a far conseguire ai propri alunni un  eccezionale miglioramento nelle discipline oggetto di rilevazione, e ciò, confrontando i risultati che gli stessi alunni avevano ottenuto anni prima nelle precedenti rilevazioni. Sulla base del valore aggiunto, le regioni che si sono dimostrate meno capaci di fare la differenza per i propri studenti sono Sicilia, Calabria e Campania. Comunque, all’interno di una stessa regione, i risultati oscillano. A settembre, oltre a tutti questi dati già disponibili, verranno fornite alle scuole anche i dati di outcome, cioè il quadro del rendimento degli alunni passati ad un ordine di scuola superiore per verificare la bontà delle valutazioni effettuate nel periodo di competenza. Quest’anno anche 1600 studenti della formazione professionale regionale hanno partecipato alle rilevazioni.

Alcune considerazioni da fare rispetto a tutto questo lavoro di indagine: l’analisi continua ad essere realizzata attribuendo al sistema di istruzione ogni responsabilità riguardo al processo di crescita dell’alunno. Andrebbero utilmente sviluppati a tale fine  ulteriori indagini sulle differenze tra scuole, tenendo in conto fattori quali le condizioni di lavoro, il turn-over degli insegnanti, la presenza continuativa o meno di un dirigente scolastico, e darne conto al pubblico interessato, come sta facendo l’OCSE per meglio individuare le cause dell’insuccesso  L’ultima considerazione riguarda il rapporto tra formazione del personale (iniziale e in itinere) che potrebbe dar conto dei risultati ottenuti. Anche qui le rilevazioni internazionali potrebbero fornire esempi utili ai vertici dell’Istituto.