In un Paese permanentemente in campagna elettorale, evitiamo che la scuola diventi terreno di scontro ideologico
Ogni qual volta che si avvicina un rinnovo contrattuale ricominciano le stucchevoli polemiche sul mondo della scuola. Un film già visto e rivisto che si ripete immutato negli anni, la diagnosi? Gli insegnanti sono troppi, rifiutano la valutazione e per questo sono mal pagati.
Poi, ognuno tira fuori la sua ricetta salvifica che minaccia di cambiare il sistema dalle fondamenta con l’unico effetto di peggiorarlo.
Tra autorevoli analisti (OCSE) e tecnocrati di grido (Ragioneria dello Stato), esiste una sostanziale condivisione: entrambi concordano sul fatto che i docenti, in una graduatoria di sfigati, sono posizionati all’ultimo posto.
Condiviso l’assunto (insegnanti fanalino di coda nella classifica europea ) ne sono scaturite molteplici considerazioni, molte delle quali sono caratterizzate da luoghi comuni e da improbabili paragoni con il resto dei paesi industrializzati, prendendo a riferimento il contesto europeo. Segue nel link >>>