Ci siamo: oggi zaino in spalla per 114.069 studenti, dai 3 ai 18 anni, dalla materna alle superiori statali. A chiamarli a raccolta un tripudio di campanelle che scandiranno l’orario del primo dei 206 giorni di lezione che termineranno il 6 giugno. Tutti in classe: 5.246 quelle formate. In cattedra, 12.967 docenti, mentre a vigilare ci sono 2.117 dade. Nelle segreterie, invece, sono già operativi 111 Direttori dei servizi generali amministrativi (Dsga), 708 segretarie e 189 tecnici. Oltre 200 i giorni di lezione, ma ben 97 (uno più, uno meno) i giorni delle vacanze appena trascorse. Da notare che l’Emilia Romagna è l’ultima a riaprire le classi. Questo nel pieno malumore delle famiglie che da tempo chiedono, in primis alla Regione, una revisione del calendario scolastico. Quanto meno con un inizio settembrino anticipato. Ora la richiesta coinvolge lo Stivale grazie alla petizione ’Ristudiamo il Calendario! Un nuovo tempo scuola non è più rimandabile’. A lanciarla, su Change.org, l’organizzazione WeWorld e il duo del blog Mammadimerda.
In una settimana, l’sos ha incassato ben oltre le 22mila firme tra cui quella del sindaco di Bergamo Giorgio Gori che, via twitter, spiega: “Per quale ragione la scuola italiana deve fermarsi per più di tre mesi? Nessun altro Paese, salvo Malta e la Lettonia, ha una pausa così lunga. Le famiglie non riescono a seguire i ragazzi, salvo sacrificare il lavoro delle donne. Tra le famiglie con più di un figlio, la metà non può permettersi le vacanze… Una pausa estiva così lunga si trasforma in un moltiplicatore di disuguaglianze”. E ancora, scrive Gori, “per rafforzare l’azione educativa e contrastare il disagio degli adolescenti e l’abbandono scolastico è necessario rivedere il calendario scolastico e introdurre il tempo pieno in tutta la scuola dell’obbligo”.
Mentre le firme aumentano, il segretario della Uil Scuola, Serafino Veltri, denuncia che oltre 200 posti come dade sono rimasti scoperti, andando a vuoto le convocazioni di lunedì scorso. Secondo tentativo, sabato prossimo. Per Veltri il motivo di fondo del rifiuto del contratto, soprattutto per chi proviene da fuori Bologna, è lo stipendio basso, di “1000 euro”, a fronte di una città “carissima”.
Oltre 200 i posti “ancora da assegnare che andranno a precari – denuncia il segretario della Uil Scuola regionale –. Ciò significa che i primi giorni di lezione l’organico non sarà al completo e ci saranno carenze nel funzionamento degli istituti”. Ad esempio, “la pulizia dei locali scolastici, così come la sorveglianza e la vigilanza degli studenti negli spazi comuni degli istituti sono affidati ai collaboratori scolastici – ricorda Veltri –, figure importanti soprattutto alla materna e all’elementare”.
Inoltre, “a loro è affidata l’apertura e la chiusura dei plessi e un organico ridotto all’osso dai tanti tagli perpetrati negli ultimi 15 anni spesso mette in difficoltà le scuole. Tutto ciò è inaccettabile. L’organico deve essere aumentato, incluso quello delle segreterie oberate di lavoro. I fondi del Pnrr devono essere usati anche per questo”.
Federica Gieri Samoggia