In 15 anni nessuna variazione: niente nei momenti di contrazione economica, niente nemmeno in tempi di PIL in crescita. Dimenticanza colpevole. Torniamo a parlare di stipendi. È il primo modo per valorizzare il lavoro.
“Le somme destinate a commissari e presidenti dell’Esame di Stato sono stabilite nel decreto interministeriale del 24/5/2007. In quell’anno l’inflazione, in Italia – dato Istat – era all’1,8%, oggi siamo all’8,2%. La politica non può ignorare questi numeri”. Ad affermarlo, è il Segretario generale Uil Scuola Rua Giuseppe D’Aprile.
Secondo l’Istat, l’inflazione ha ridotto il potere d’acquisto delle retribuzioni del 35% rispetto a 15 anni fa – ricorda il Segretario – Il trend degli ultimi anni mostra che il personale della scuola non ha beneficiato, in termini di crescita delle retribuzioni, dei momenti di sviluppo, con un Paese a PIL crescente. Con il rallentamento del PIL, e attualmente, in assenza di rinnovo contrattuale, la situazione è diventata ancor più critica.
Per noi l’aumento degli stipendi degli insegnanti e di tutti i lavoratori della scuola è un obiettivo irrinunciabile.
L’obiettivo è duplice – conclude D’Aprile – Da una parte valorizzare il lavoro che il personale della scuola svolge tutti i giorni con dedizione e professionalità, dall’altro contribuire a rimettere in moto il nostro Paese. Stipendi e/o compensi più alti potrebbero sostenere l’economia e aiutare a scongiurare la minaccia di un’inflazione ancora più elevata e una crisi del costo della vita ancora maggiore.