Di Rossella Benedetti
Vice Presidente Comitato Pari Opportunità CES
In Italia nel 2022 è stata uccisa una donna ogni 3 giorni, meno del 2021 ma sono aumentati i cosiddetti “ammonimenti per violenza domestica” (+50%) come riportano i dai resi noti dalla Polizia di Stato in occasione del rilancio della propria campagna permanente “Questo non è amore”.
Ma gli episodi di violenza contro le donne non si verificano solo tra le pareti domestiche, bensì anche sui luoghi di lavoro e, in generale, ovunque sia prevalente una visione patriarcale e maschilista della società.
La violenza fisica e psicologica esercitata su una partner, una dipendente, un’alunna, una vicina di casa ha effetti spesso devastanti sulla libertà e sul benessere psico-fisico delle donne e delle bambine. Le donne vittime di violenza spesso abbandonano il lavoro (diventando così sempre più prigioniere di maschi violenti e prevaricatori), si ritirano dalla vita sociale e influiscono sul corretto sviluppo dei propri figli.
Gli uomini hanno ancora il potere di decidere sul futuro lavorativo e sulla salute riproduttiva delle donne in numerosi Paesi.
L’EIGE, Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere, ha per l’ennesimo anno, ribadito l’estrema lentezza dei progressi fatti dai Paesi dell’Unione Europea verso la parità nel suo Rapporto Gender Equality Index, sottolineando l’involuzione registrata in alcuni ambiti a causa della pandemia. Inoltre, l’Istituto, pur avendone l’intenzione non riesce a raccogliere dati sulla violenza di genere. Di questo passo il raggiungimento dell’obiettivo di sviluppo sostenibile n.5 non sarà una chimera solo per i Paesi in via di sviluppo.
Il movimento sindacale internazionale è sempre stato in prima linea per la tutela dei diritti delle donne, che passano anche per il diritto ad un lavoro dignitoso e alla autosufficienza economica. Troppe donne vengono relegate in lavori precari e sottopagati rispetto a quelli degli uomini perché ritenute poco produttive a causa degli impegni familiari.
Troppe donne sono vittima di molestie sul luogo di lavoro, tant’è vero che uno dei risultati più importanti dell’azione sindacale è la recente Convenzione n.190 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro sull’eliminazione della violenza e delle molestie sul luogo, ratificata già dal nostro Paese. Ma la strada è ancora molto lunga perché non basta la norma, serve una rivoluzione culturale che riconosca alle donne lo status di parità con gli uomini in tutte le sfere del sociale e del mondo del lavoro nel comportamento collettivo.
La scuola è uno di quegli strumenti che può determinare tale progresso: la Uil Scuola Rua è fermamente convinta ed impegnata in questa battaglia culturale, lo è anche a livello internazionale in seno al Comitato Sindacale Europeo per l’Educazione, dove dal 2015 presiede il Comitato permanente per le Pari Opportunità, interlocutore riconosciuto dalla Commissione Europea.
I sindacati aderenti al CSEE hanno un proprio piano d’azione condiviso (https://www.csee-etuce.org/en/resources/policy-papers/3558-etuce-action-plan-on-gender-equality-2020) in cui il contributo della nostra organizzazione è stato fondamentale.
Rimane, però, molto da fare anche nella scuola, dove la raccolta dati riguardante gli episodi di violenza è assai carente ed è spesso sottovalutata.