La Legge di Bilancio che ha appena iniziato il suo iter parlamentare non prevede poste finanziarie sufficienti a soddisfare le richieste avanzate dal personale della scuola.
In che modo – domandano i segretari generali di Flc Cgil, Uil Scuola, Snals Confsal, Gilda Unams – il ministro dell’Istruzione farà valere le ragioni della scuola per ottenere gli aumenti a tre cifre da lui stesso annunciati in vista del rinnovo contrattuale?
Vengono stanziati 210 mln aggiuntivi, corrispondenti a un aumento medio mensile lordo di circa 12 euro, sul fondo per la valorizzazione dei docenti (art. 1 comma 592 l.205/2017) con una destinazione che testualmente recita:
“premiando in modo particolare la dedizione all’insegnamento, l’impegno nella promozione della comunità scolastica e la cura nell’aggiornamento professionale continuo”.
Una finalizzazione rivelatrice della scarsa o nulla considerazione in cui si tengono gli insegnanti sotto molto profili: gli incrementi retributivi, devono esser ‘meritati’ addirittura con una imprecisata dedizione che non si sa bene da chi sarà valutata; si ignora che la dedizione è stata ampiamente dimostrata da tutto il personale docente Ata e dirigente in questi due terribili anni di pandemia; si dimentica che la Legge di Bilancio, quando si stanziano le risorse del Contratto, si deve limitare a indicare le cifre dal momento che il nostro ordinamento prevede che poi nell’Atto di indirizzo saranno contenute le indicazioni all’Aran per finalizzare quelle risorse negoziando con i sindacati. In definitiva pochi soldi e per pochi. La politica dei bonus è fallita e non è riproponibile.
Queste le somme previste nel Ddl Bilancio 2022
- art. 182 (disposizioni in materia di salario accessorio)
le risorse destinate ai trattamenti accessori del personale della pubblica amministrazione, compresi quelli del personale scolastico, sono incrementate con criteri stabiliti dalla contrattazione collettiva nazionale di una misura percentuale dello 0,22% del monte salari del 2018 nei limiti di una spesa complessiva 200 mln (per l’intera pubblica amministrazione). - art. 185 (ordinamento professionale)
le risorse per i rinnovi contrattuali sono integrate, a partire dal 2022, di 200 mln al fine di definire la revisione degli ordinamenti professionali del personale non dirigente di tutte le amministrazioni statali nei limiti di una spesa complessiva corrispondente allo 0,33% del monte salari del 2018. - art. 186 (risorse per la formazione)
per la formazione del personale della pubblica amministrazione è costituito uno specifico fondo presso la presidenza del Consiglio dei Ministri con una dotazione iniziale di 50 mln.
Tali risorse, con tutta evidenza, non sono sufficienti neanche a dare un segnale di attenzione al personale della scuola.
Il negoziato per il rinnovo è stato già avviato per la Pubblica Amministrazione, per la Sanità e gli Enti Locali, solo la Scuola è ancora senza Atto di indirizzo – concludono i quattro segretari.
Resta drammaticamente aperta una questione retributiva del personale della scuola: gli insegnanti subiscono una distanza retributiva di oltre 300 euro dagli stipendi dei laureati della Pubblica Amministrazione italiana e ancora più ampia rispetto a quella dei docenti europei.
Una distanza che potrebbe essere colmata – anche progressivamente per via contrattuale – ma a partire da questo contratto, da questo negoziato.
Le nostre rivendicazioni intendono ottenere quegli investimenti necessari a recuperare il gap di retribuzione esistente, a parità di titolo di studio e di funzioni, tra la scuola e il resto della PA.
Le scarsissime risorse messe a disposizione dalle precedenti Leggi di Bilancio e da quella in discussione comporterebbero allo stato attuale un aumento medio mensile inferiore ai 100 euro lordi medi mensili e non per tutti.
Nella Legge di Bilancio mancano importanti misure come la proroga dell’organico Covid per gli Ata, la fine delle classi sovraffollate, il superamento dei blocchi per la mobilità dei docenti e dei Dsga neo assunti, misure ad hoc per il superamento del precariato.
Il 23 novembre, al tavolo di conciliazione a cui il Governo è chiamato secondo le procedure previste dalla legge, attendiamo quelle risposte nel merito che ancora non sono state date.
19 novembre 2021