Pnrr, modello di scuola, reclutamento: sono questi alcuni dei temi che saranno affrontati nel corso dell’incontro di oggi pomeriggio, alle 17,30, sulla pagina FB Uil Scuola. Incontro-confronto del Segretario generale Uil Scuola, Pino Turi con l’On. Manuela Ghizzoni, responsabile Scuola del PD.
Questa estate in occasione dell’approvazione del Decreto Sostegni, che aveva al suo interno una norma per i precari della scuola con il PD avevamo ripreso le argomentazioni che riguardavano e riguardano il reclutamento del personale docente della scuola peraltro previsto dal piano di investimenti del PNRR, (piano che per la scuola era stato predisposto dal ministro Azzolina) che si realizzerà con questo ministro e questo governo che ne ha ereditato l’impostazione.
Una impostazione che non ci convince, venendo meno quella libertà di insegnamento (al centro oggi delle celebrazioni mondiali per la giornata degli insegnanti) di cui hanno goduto gli insegnanti italiani grazie all’art. 33 della Costituzione che espressamente la prevede e garantisce.
Tra le misure inserite nel Piano c’è l’istituzione di una scuola di formazione costituita da due carrozzoni burocratici, l’Invalsi e l’Indire, con la partecipazione all’interno di un Comitato Tecnico Scientifico, tutto da definire, di docenti universitari.
Che l’Invalsi, Istituto di valutazione nazionale sia chiamato a progettare la formazione del personale docente, impone una seria riflessione – osserva il segretario generale della Uil Scuola – come è possibile che il controllore controlli il controllato? Il sistema di valutazione nazionale dovrebbe essere il massimo dell’indipendenza.
Il rischio che leggiamo – è che si limiti la libertà di insegnamento, si ridimensioni la partecipazione collegiale e si metta in soffitta l’autonomia scolastica per sostituirla con un meccanismo di eteronimia omologante e neo-centralista, in ragione del supremo interesse del mercato e della produzione.
E’ questo il modello di scuola che vogliamo? Su questo vorremmo aprire una riflessione con il Partito Democratico che da sempre è stato fedele difensore del modello partecipativo e democratico della scuola costituzionale.
Noi siamo convinti che il modello costituzionale e statale non si dovrebbe assolutamente proprio toccare – osserva Turi anticipando uno dei temi del dibattito di oggi pomeriggio – perché le transizioni a cui andiamo incontro, digitale, ecologica, si possono realizzare davvero solo con la responsabilità dello Stato. Pensare di affidarle ai privati ci sembra quantomeno ingenuo visto che si dovrà cambiare il modello di sviluppo con costi che il privato tenderà sempre a scaricare. Il cambiamento non verrà da quel versante.
Alla scuola servono investimenti diretti e non progetti di sviluppo che non faranno altro che allargare le disuguaglianze sia territoriali che sociali.
Il tempo pieno nelle regioni del Sud si potrà realizzare nella misura in cui saranno sostenuti i costi delle famiglie.
In questo senso serve agire già dalla prossima Finanziaria per integrare i progetti strategici del PNRR con risorse di accompagnamento, a partire dalla soluzione del reclutamento e precariato rimaste irrisolte.
Il sistema dei concorsi è fallito ed è rimasta sul tavolo quando il modello era stato già modificato dal ministro Fedeli con il percorso di formazione che va ripreso.
Investire nella scuola significa decidere di puntare professionalmente e economicamente sulle persone, sulla comunità educante, quella stessa comunità che, pochi giorni fa, il Capo dello Stato ha definito parte costituente della scuola italiana. Un valore da non disperdere.