«Quello di oggi non è un incontro tecnico, è un incontro politico. L’invito è stato fatto alle confederazioni, e alle categorie e il ministro oggi è assente. Quello che ci viene proposto è il placebo dei tavoli tecnici di confronto. Non abbiamo bisogno di tavoli abbiamo bisogno di luoghi dove si decide» così il segretario generale della Uil scuola, Pino Turi, questa mattina nel corso della riunione con il Capo di Gabinetto, Luigi Fiorentino.
«C’è un tema politico che va risolto in via prioritaria – ha detto Turi – abbiamo un patto firmato che dice alcune cose e un decreto sostegni che ne predispone altre. Un evidente suk politico senza visione neanche immediata dell’avvio del nuovo anno scolastico. Un aggregato di pregiudizi, dove ognuno espone ciò che crede: ci troviamo così di fronte a norme incostituzionali (come quella per cui chi non supera il concorso messo su in fretta e furia, non può partecipare al successivo) norme scritte male (che concretizzano invasioni nella materia contrattuale), norme che tolgono diritti ( è il caso degli insegnanti di sostegno per i quali si prevede il superamento del rapporto 1 a1, compensato da una pseudo formazione per gli altri docenti della classe). Qualcuno dovrà pur spiegare l’inversione di tendenza della integrazione che ci ha reso famosi nel mondo dell’educazione».
Vogliamo dire che si sta togliendo il sostegno ai ragazzi distribuendo questa specificità sugli insegnanti dell’intera classe? Vogliamo dire che non ci sono ancora risposte per decine di migliaia di precari che ci vorranno i vigili urbani per decidere chi passa e dove? Vogliamo dire che nessun provvedimento è stato preso per i Direttori dei servizi amministrativi che hanno ricoperto questo incarico per anni e ora gli si dice grazie e arrivederci? Ci siamo stancati di seguire questa narrazione tutta politica e tecnocratica.
«Il sindacato non fa emendamenti, non si sostituisce al Parlamento e al Governo – ha osservato Turi – fa rivendicazioni, dà voce alla protesta dei lavoratori che oggi non vedono risposte. Non chiediamo la condivisione ma il confronto. Se si è fatto un patto con il sindacato vuol dire che si cerca una soluzione. Il Ministro Bianchi è titolare di un dicastero che ha il 65% della fiducia dei cittadini sulla Scuola costituzionale di questo paese. E’ possibile che si mettano al centro gli alunni e non i loro insegnanti, che a quegli alunni dovranno assicurare il futuro? Bisogna superare la logica dei discorsi per il consenso. Serve una programmazione pluriennale. La transizione annunciata passa attraverso una scuola libera, statale, costituzionale. Proprio quel modello di scuola e del suo personale che andremo a difendere il 9 giugno, in piazza. A rischio c’è la tenuta democratica del nostro Paese».