Errare umanum est. Perseverare diabolico.
Non si riesce a comprendere l’accanimento del ministro nei confronti dei docenti di I e II grado che dovranno sostenere la prova concorsuale straordinaria.
Il ministero, infatti, rimette in moto la macchia concorsuale.
In un Paese chiuso da Nord a Sud, e con la pandemia che non dà segni di cedimento, dove restano vietati gli spostamenti tra regioni diverse, si costringono migliaia di docenti ad andare in giro per l’Italia, portando a supporto di tale scelta il parere ‘non ostativo’ del Comitato Tecnico Scientifico.
In certi casi bisognerebbe accantonare l’approccio burocratico e decidere in base al buon senso.
Due sono gli elementi che ci inducono a ritenere l’operato dell’amministrazione un errore:
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gli effetti del DPCM del 14 gennaio 2021 scadono il prossimo 14 febbraio ed è già convocato un Consiglio dei Ministri per prorogare lo stato di emergenza al 5 marzo, sarebbe stato opportuno attendere tra qualche giorno le ulteriori decisioni governative.
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Siamo alla viglia di un radicale cambio di governo e sarebbe stato corretto dal punto di vista istituzionale lasciare tale scelta al prossimo inquilino di viale Trastevere.
Invece si procede come se nelle ultime settimane nulla fosse cambiato.
In tutto questo, i candidati che si dovranno spostare dalle/verso le aree a livello di rischio alto (zone rosse), per poter accedere nell’area concorsuale, dovranno presentare un referto relativo ad un test antigenico rapido o molecolare, effettuato mediante tampone, non antecedente a 48 ore dalla data di svolgimento delle prove.
Per la UIL scuola tale decisione resta incomprensibile.