Il tema del contratto sulla didattica digitale integrata continua ad essere al centro del dibattito sindacale.
L’accordo come si ricorderà è stato sottoscritto da Cisl, Cgil e Anief mentre Uil, Snals e Gilda non lo hanno firmato.
Nelle ultime ore la Uil Scuola ha diffuso un comunicato che riporta la proposta dell’esecutivo nazionale. Pino Turi, segretario generale del sindacato spiega di che si tratta: “Chiediamo un referendum sull’ipotesi di contratto sulla didattica a distanza che, superando le distinzioni, e rispettando le diverse posizioni, offra ai lavoratori la forza di una scelta basata sul consenso, sulla condivisione, su regole certe, su diritti che abbiano fondamenta solide, non su palafitte dondolanti sull’onda dell’emergenza e dia una risposta di partecipazione democratica, l’unica che ci può mettere insieme per combattere il pericoloso nemico pandemico”.
“Quando un insegnante fa lezione a distanza, fa lezione a casa delle persone” spiega Turi che aggiunge: “L’insegnante non sa quali sono le condizioni, chi è all’ascolto, se la lezione viene registrata; può accadere che si venga interrogati e la valutazione venga contestata, come può succedere che la lezione, frutto di ingegno personale, professionalità maturata negli anni, venga riprodotta e diffusa in barba ad ogni copyright intellettuale”.
Secondo il segretario nazionale “non ci si può affidare a provvedimenti ammnistrativi per materie così delicate e che cambiano i fondamentali rapporti sociali, i diritti e doveri contrattuali, senza considerare le prerogative costituzionali della libertà di insegnamento, solo declamate e non garantite”.
“Vanno ridisegnati diritti e opportunità – conclude Turi – non basta un atto amministrativo; serve un vero contratto professionale se non proprio una legge quadro che introduca la DID nelle scuole”.
La proposta di promuovere un referendum è già stata inviata alle altre organizzazioni sindacali dalle quali, adesso, si aspetta una risposta.