Se non cambia il Governo, deve cambiare la politica di questo Governo che ora, per la scuola, è fallimentare. Non solo problemi di metodo ma anche di merito.
Cinque i punti di analisi della posizione Uil Scuola, affrontati nel corso della Conferenza nazionale dei segretari regionali di questa mattina.
- Le politiche per il personale
Fin dall’inizio del mandato abbiamo chiesto al ministro Azzolina la direzione delle politiche del suo dicastero in favore del personale e dato la nostra disponibilità al confronto.
Abbiamo sottoscritto il protocollo per tenere gli esami di stato in presenza e successivamente quello per l’apertura delle scuole in presenza e in sicurezza.
Abbiamo dovuto registrare atti e scelte unilaterali, tali da avere dato vita ad uno sciopero generale e diverse manifestazioni in favore del personale in particolare di quello precario.
Registriamo, da mesi, un accanimento contro il personale: prima con i precari (GPS, modifica tabella valutazione supplenze…), poi con i DSGA facenti funzioni, nella gestione dei provvedimenti amministrativi e soprattutto nella mancanza di relazioni sindacali.
Gli accordi in essere sono stati disattesi e le intese firmate sono rimaste senza alcuna applicazione concreta. - Concorso straordinario
La non praticabilità di un concorso in piena pandemia è ormai accertata. Dopo incontri, sollecitazioni, proteste, sit-in, documenti inviati alle prefetture, proposte parlamentari, ricorso al giudice amministrativo, la decisione autocratica del ministro di far svolgere comunque le prove concorsuali, senza nemmeno la previsione di prove suppletive, mostra quanto il percorso tracciato sia più ideologico che meritocratico. Vanno trovate soluzioni rapide alla condizione di migliaia di insegnanti precari con esperienza pluriennale che non potranno partecipare al concorso loro riservato. Resta valida la proposta sindacale di un concorso per titoli con esame finale. - Sicurezza nelle scuole
La responsabilità dell’azione sindacale non è mai venuta meno nonostante le pessime relazioni istituzionali. Due accordi per la sicurezza sono stati sottoscritti: il primo per gli Esami di Stato ha dato i risultati per i quali era stato predisposto. Il secondo per il rientro in sicurezza, nonostante le previsioni del Tavolo nazionale e di quelli regionali, non è stato mai applicato. Il risultato è quello attuale: le scuole chiudono a macchia di leopardo, azioni non concordate, Governo e Regioni alla stretta del confronto sulle misure da applicare. Servivano e servono ancora presidi sanitari e di tracciamento nelle scuole al fine di garantire la sicurezza di tutto il personale e degli alunni, che oggi non avviene. Lo abbiamo detto: “scuola vaso di coccio tra vasi di ferro”. - Didattica in presenza e didattica a distanza
Fin dall’inizio abbiamo sostenuto la centralità della scuola in presenza. Indispensabile. Abbiamo anche corso il rischio di essere giudicati poco innovativi, poco moderni. La scelta, che confermiamo, era di puntare sugli insegnanti, sulla loro professionalità, responsabilità, libertà di insegnamento e di pensiero. Insegnare è diverso da tenere gli studenti a scuola.
Insegnare non è accendere desktop o schermi di cellulari, ma accendere idee, fare domande e svegliare dubbi. Nonostante la criticità delle circostanze, i Dirigenti Scolastici e i nostri insegnanti, con tenacia, fiducia, resilienza e impegno hanno inventato la Dad, con le loro risorse, i loro strumenti, la loro rete di connessione. Oggi questo lavoro sembra dimenticato e alla gratitudine si stanno sostituendo gli obblighi scaricando sui tutte le responsabilità sui Dirigenti Scolastici e su tutto il personale. Gestire la sicurezza a scuola, tutelare la vita delle persone e il loro lavoro è nostro impegno prioritario. - Contratto integrativo sulla didattica a distanza
Un contratto è una mediazione, uno scambio. Alla rigidità delle norme e dei provvedimenti amministrativi è preferibile e utile il contratto, quale strumento flessibile per eccellenza e di tutela per i lavoratori. Dobbiamo uscire dall’ideologia che vede il lavoro a scuola, sicuro, gestibile, assicurato e facile. Non è così.
I temi da affrontare sono complessi così come la situazione contingente: salute, sicurezza sul lavoro, privacy, piattaforme informatiche, diritti immagine, strumenti, tempi, nuove modalità di lavoro per i diversi profili professionali.
Un contratto che non affronta i nodi cruciali delle tutele ai lavoratori. I “fragili” ostinatamente ignorati. I quarantenati, che seppur non contagiati, vivono condizioni familiari e personali psicologicamente pesanti, affatto considerate.
I dirigenti scolastici che si vedono consegnare una gestione sempre più esplosiva, complicata da nuovi problemi e da nessuna soluzione, rispondono direttamente della sicurezza dei luoghi di lavoro e dei lavoratori.
Su questi temi non si possono accettare ultimatum e trattative gestite alla bisogna.
La contrattazione, che obbliga reciprocamente le parti, non può essere imposta, va condivisa. No a contratti per adesione, ma per convinzione
Bisogna parlare con il linguaggio della verità, chiedendo a tutti i segretari regionali di ascoltare con attenzione le richieste e le difficoltà delle persone che tutti i giorni vivono la scuola. A loro vanno date risposte.
Servono scelte politiche che pongano al centro la salute delle persone, la sicurezza dei lavoratori e degli studenti. Va superato l’attacco ideologico al lavoro dipendente.
In prima linea, oggi come nei mesi scorsi, resta il personale della scuola che ha fatto di tutto per consentire il ritorno in classe di milioni di studenti.
Usciamo dalla realtà virtuale, dalle narrazioni della politica che non consentono mediazioni e misure adatte al momento che stiamo vivendo. E affrontiamo la realtà.
Non si può guardare alla scuola con gli occhiali del secolo breve, lenti vecchie. Siamo abbastanza antichi per sapere che non si firmano ultimatum.
Quello sulla Dad non è un contratto è un decreto che invece di semplificare e dettare regole precise, genera confusione per la gestione delle scuole. Vanno poste le basi per un vero contratto professionale. La UIL Scuola esprime ancora disponibilità a patto che si inverta la politica dirigista e si adotti quella del confronto.
La conferenza Nazionale dei Segretari Regionali, impegna con questo documento, la Segreteria nazionale a proseguire su questo percorso che interpreta la identità e il modo di fare della UIL Scuola teso ad unire piuttosto che dividere.
La categoria vive un momento di difficoltà, per cui serve continuità di azione sindacale in funzione dei valori e delle prerogative che sono alla base dell’identità culturale dell’Organizzazione che deve rappresentare un punto solido di riferimento che contribuisca a eliminare angosce che consentono la dovuta serenità per svolgere un lavoro così delicato come quello chiesto alla scuola della costituzione.