La mobilitazione in presenza non può essere sostitutiva da quella in remoto, quella digitale.
Mettere in connessione la vita reale con quella virtuale è la sfida di questo nostro momento.
Responsabilità, entusiasmo, voglia di ripartire, di fare di nuovo scuola: sono queste le parole che hanno caratterizzato la riuscita delle manifestazioni di ieri nelle nostre città.
Grande attenzione hanno suscitato le iniziative, le prime dopo la fine del lockdown, prese dalle singole segreterie anche quelle che maggiormente hanno accusato gli effetti della pandemia.
Il dato che va sottolineato è che si è parlato di scuola e se ne continua a parlare nel dibattito politico sui giornali sui social, sollevando un velo di ipocrisia rispetto al bisogno di un piano strategico che oggi tutti chiedono.
Le testate giornalistiche territoriali, sono piene delle cronache relative alle riuscite manifestazioni sui diversi territori e sono elemento di condivisione e maturazione del problema scuola da considerare priorità del paese.
Le Regioni, le Province e i Comuni, come tutte le forze politiche, si sono espresse in linea con le ragioni dello sciopero. Ad appoggiarlo anche genitori e alunni nella ormai condivisa consapevolezza che bisognerà riaprire le scuole in sicurezza e in presenza. Motivazioni che erano state condivise anche dal Premier Conte, nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi qualche giorno fa.
Tornare alla realtà, all’apertura delle scuole a settembre, alla didattica in presenza, significa anche tornare al coinvolgimento vero ed in presenza dei lavoratori come elemento costitutivo di un’azione sindacale che parte dalle esigenze che solo i luoghi di lavoro, nella loro vita reale possono rappresentare.
La mobilitazione in presenza non può essere sostitutiva da quella in remoto, quella digitale.
Mettere in connessione la vita reale con quella virtuale è la sfida di questo nostro momento.
Richiederà approfondimenti e pratiche diverse dal passato. Un problema che riguarda tutti.
La vita civile e politica si dovrà misurare con una nuova realtà, ma se qualcuno pensasse di utilizzare le lenti del passato per giudicare il presente farebbe un errore strategico se volesse misurare il grado di condivisione, ovvero di dissenso rispetto alle scelte politiche.
Uscire dallo storytelling e dal web è un obbligo per tutti, a cominciare dalle organizzazioni sindacali.
Una cosa è certa da ieri, finalmente, si parla di piano strategico per la scuola e si comincia a discutere nel merito, si è capita la vera scelta sui precari. Insomma, una rappresentazione diversa da quella del giorno precedente.
A scuole chiuse, con i lavoratori a casa, tra DaD e smart working è difficile valutare gli esiti di uno sciopero con la rilevazione tradizionale. I dati numerici offrono solo uno spaccato equivocabile di una manifestazione collettiva di protesta post pandemia che ha rimesso al centro del dibattito politico, sociale e pubblico i temi del lavoro, della sicurezza, della qualità del sistema di istruzione nazionale.
Evidentemente tra il vecchio e il nuovo, non c’è una cesura netta, ma un elemento che deve fare riflettere, le parti, senza che ognuna si illuda di avere vinto o perso una battaglia.
Certo, qualche egocentrista di parte, potrà raccontare la sua versione per aumentare la propria autostima, ma i fatti e la realtà prima o poi prevalgono sempre.
Noi siamo convinti che sulla scuola bisogna uscire dal web e guardare al futuro.
Accettare nuove connessioni, trovare nuovi linguaggi servirà. Ma prima di tutto ci saranno sempre le persone e il loro lavoro. Proprio quello che la comunità educante e sociale sta rivendicando: ritornare alla scuola vera, quella di tutti, quella che crea inclusione e funziona da ascensore sociale.
Quella al centro delle nostre battaglie per i diritti, voluta dalla costituzione.
RICORDIAMO >>> Questo sciopero è stato capace di una azione aggiuntiva, mettere in collegamento le rivendicazioni con la solidarietà.
E’ stato creato un fondo di solidarietà intestato alla Protezione Civile. I sindacati scuola hanno già provveduto a versare una quota alla protezione civile, in modo analogo a quanto era stato fatto nei giorni dell’emergenza Covid dalle confederazioni per sostenere il servizio sanitario nazionale.
Al fondo della Protezione civile si può ancora contribuire. Gesto assolutamente volontario, che vale per tutta la comunità educante e ancora aperto a quanti, nella giornata dell’8 giugno, non hanno potuto aderire allo sciopero generale.
Queste le coordinate per effettuare il versamento:
Banca Intesa Sanpaolo Spa
Filiale di Via del Corso, 226 – Roma
Intestato a: Pres. Cons. Min. Dip. Prot. Civ.
IBAN: IT84Z0306905020100000066387
BIC: BCITITM