La teoria delle crocette che batte l’esperienza sul campo è tutta da dimostrare
CONCORSO: «Atto amministrativo con il quale si invita a partecipare ad un concorso pubblico, tutti coloro che siano in possesso dei requisiti necessari. Contiene, oltre all’indicazione dei requisiti per la partecipazione, anche le modalità di svolgimento e l’oggetto del concorso».
Questa la definizione di bando di concorso che si trova consultando un qualunque manuale di diritto amministrativo.
Voler fare credere che il concetto di selezione – tramite concorso – sia solo quello canonico è sbagliato e fuorviante.
Nel caso del concorso straordinario per i docenti precari, è una manipolazione della realtà.
Si tratta di mettere in evidenza due strumenti entrambi concorsuali di selezione.
Non c’è nessuna graduatoria.
Questo fa venire meno il timore di incostituzionalità.
Nel merito: i requisiti sono generali ed astratti per tutti coloro che hanno insegnato per almeno tre anni. Sono circa 80 mila che già insegnano. Nel caso del concorso sostenuto dal M5S si tratta di una prova computer based con 80 domande in 80 minuti. Si tratta più di abilità che di competenze
Nel concorso per titoli il candidato presenta con la sua storia professionale con i titoli acquisiti nel corso degli anni in cui è stato dipendente dello stato che lo ha considerato idoneo, viceversa lo avrebbe licenziato.
Pertanto, evitiamo di parlare di graduatorie che ci saranno, ma a seguito del concorso, sia a crocette che per titoli, il primo per abilità e sveltezza, il secondo, per storia professionale e per le esperienze fatte.
La politica deve riacquistare credibilità e dire la verità: siamo a schermaglie politiche che utilizzano la situazione di precarietà di persone, che hanno servito lo Stato e continueranno a farlo, per ragioni di battaglia politica.
Scontro che spostato sul terreno della scuola rappresenta, a nostro modo di vedere, una regressione che allontana i cittadini dalla politica.
Senza dire che in entrambe le procedure concorsuali, è prevista una prova finale valutativa, non selettiva, nel senso che si valuta ulteriormente la capacità professionale sviluppata negli anni di lavoro e se non è considerata sufficiente si perde il ruolo. Questo è l’accertamento del merito non la selezione iniziale .
Ciò dovrebbe tranquillizzare i sostenitori del merito.
Qualcuno dovrebbe spiegarci come un esame a quiz, come quello che abbiamo fatto tutti per acquisire la patente di guida, può superare in senso valutativo chi guida da anni. La teoria delle crocette che batte l’esperienza sul campo è tutta da dimostrare.
Una cosa sappiamo: queste tensioni e questo stress non sono utili per il sistema che ha bisogno di tranquillità e certezze e non altro.
La politica ne prenda atto e si misuri sui tanti problemi che il sistema scolastico dovrà affrontare per fare ripartire le scuole a settembre.
Servono risorse per ridare al personale quella dignità che si è meritata in questi mesi e in tanti anni. Un milione di lavoratori si troverà a gestire situazioni inedite. Vorrà trovarsi con un Governo che li consideri persone e non numeri o consensi elettorali.