Mentre in parlamento si cercano posti in più il ministero restituisce alla scuola solo la metà dei posti. Su 9.000 pensionamenti solo 4.500 ruoli.
Un’operazione fatta con molto ritardo e, a nostro avviso, fatta male produce un risultato inadeguato rispetto alle premesse: a fronte di 9.000 pensionamenti l’amministrazione restituisce appena 4.500 posti, la metà – denuncia la Uil Scuola.
In una fase di forte criticità come l’attuale, mentre nella sanità si assumono medici ed infermieri privi di abilitazione con procedure straordinarie, nella scuola si bandiscono concorsi con modalità ordinarie che, se tutto andrà bene, produrranno effetti tra due o tre anni, quando probabilmente tutto sarà tornato alla normalità.
Il Ministero ora crea il ‘posto sospeso’ – commenta il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi. Ricorda il caffè sospeso di tradizione napoletana. Ci chiediamo e chiediamo chi sarà il destinatario? A chi sono riservati posti vacanti e disponibili?
Da una parte si annunciano nuovi 16.000 posti, dall’altro scopriamo che sono compresi i 4.500 posti esistenti. Come in un gioco delle tre carte, che non regge più.
Le soluzioni devono essere immediate. Vanno adottate le procedure di reclutamento straordinarie che coprano tutti i posti liberi e disponibili, compresi quelli dei DSGA facenti funzioni.
Tra giugno e agosto verranno licenziati circa 150 mila docenti. Numeri paragonabili alla chiusura di una impresa strategica. La conseguenza sarà ancora la forte precarizzazione della scuola pubblica italiana.
Un’ipoteca pesante aggravata dall’accantonamento di migliaia di posti per un concorso ordinario che non si può svolgere e che se si dovesse svolgere impiegherà diversi anni per essere concluso, ben sapendo che nel frattempo per effetto dei pensionamenti ci condanniamo alla piaga del precariato che è il vero donna del sistema.
INCONTRI AL MINISTERO DEL 13 MAGGIO 2020
Garantito il diritto di rientro dei perdenti posto prima delle immissioni in ruolo
Le nomine in ruolo sui posti liberati da “quota 100” sono state al centro del confronto tra l’amministrazione, rappresentata dal Capo dipartimento Marco Bruschi, e le organizzazioni sandali.
Con un commento a caldo verrebbe da dire “si sono ristretti i posti”.
Un’operazione fatta con molto ritardo e, a nostro avviso, fatta male produce un risultato risicato rispetto alle premesse: a fronte di 9.000 pensionamenti l’amministrazione restituisce appena 4.500 posti, la metà. Questo è un elemento che si va ad aggiungere a quello relativo al concorso straordinario.
Da una parte si annunciano nuovi 16.000 posti e oggi scopriamo che tra questi sono compresi i 4500 posti esistenti e non assegnati.
Con l’operazione che l’amministrazione sta portando a conclusione, oltre a non coprire tutti i posti liberati, si rischiava di danneggiare il personale docente già di ruolo a vantaggio dei nuovi nominati ai quali si assegna una sede definitiva sottraendola alla mobilità.
Rispetto a quanto prospettato dalla Amministrazione, la UIL scuola è riuscita a riportare sui giusti binari il diritto acquisito dei docenti soprannumerari i quali, rispetto a quanto prevedeva inizialmente il Ministero, potranno ambire a riavere, con diritto di precedenza, la ex sede di titolarità che non verrà occupata dal neo immesso in ruolo.
Su questo aspetto rileviamo un elemento di positività, ancorché non sufficiente, che tutela il personale soprannumerario rispetto al fatto che i posti potevano essere coperti da docenti neo immessi in ruolo.
Rimangono comunque le altre questioni aperte e non risolte.
La UIL ha infatti riproposto di integrare il CCNI sulla mobilità e risolvere due questioni:
- consentire al personale nominato in ruolo di partecipare alla mobilità insieme agli altri, ognuno col proprio punteggio mentre al momento l’amministrazione non lo consente, nonostante tale possibilità sia indicata nel Contratto di mobilità e nella Ordinanza ministeriale;
- eliminare il blocco quinquennale alla mobilità interprovinciale.
L’alternativa a questo saranno una valanga di ricorsi che la UIL sosterrà per i propri iscritti. Proprio per questo abbiamo reiterato la richiesta di riapertura del CCNI poiché è al suo interno che ci sono le possibilità di rimediare a queste ingiustizie che, il personale e noi che lo rappresentiamo, non siamo disponibili a subire.
Per la UIL Scuola hanno partecipato Pasquale Proietti, Giuseppe D’Aprile e Paolo Pizzo.