Servono presidi sanitari, informazioni alle famiglie, certezze sulle responsabilità.
La scuola riparte se si mette a punto un piano complessivo, un progetto per l’intero sistema di istruzione nazionale che vada anche oltre l’emergenza.
Servono i dettagli tecnici per superare la contingenza ed aprire le scuole in sicurezza, ma ci vuole anche una visione di insieme della scuola che sarà.
L’investimento sulla scuola deve trovare posto in quel patto per il paese che la UIL ha più volte rivendicato – sottolinea il segretario confederale, Antonio Foccillo – quello che la pandemia e le condizioni di finanziamento in deficit oggi consentono.
Non si tratta di assistenza ma di investimenti nella struttura immateriale centrale del nostro Paese.
E’ questo il momento di decidere. Per la sanità abbiamo visto il risultato di scelte scellerate di tagli e riduzioni. Per la scuola rischiamo di trovarci nella stessa drammatica emergenza.
Senza investimenti la scuola non può ripartire. Servono politiche keynesiane che inducano un moltiplicatore elevato. L’istruzione è uno di quelli.
E’ evidente che nelle politiche di sviluppo che si sarebbero dovute fare anche prima dell’emergenza, sempre rinviate a tempi migliori – mettono in evidenza Foccillo e Turi – la scuola ora merita attenzione.
Serve un provvedimento organico, che componga tutte tessere, che il Governo ed il Parlamento assumono per mettere in sicurezza milioni si studenti, insegnanti, famiglie.
Va pensata oggi, la scuola dei prossimi anni.
Chi farà, che cosa? E’ questa la prima domanda alla quale occorre rispondere – ribadisce il segretario generale della Uil Scuola. Ci sarà bisogno di persone e di risorse economiche
Che cosa succede se un insegnante, uno studente, in preside, avranno sintomi?
Servono presidi sanitari stabili e strutturali, informazioni alle famiglie, certezze sulle responsabilità – precisa Turi.
Va predisposto un presidio sanitario in ogni scuola, in modo che ci sia una vigilanza sanitaria costante. Operazione che non può essere svolta dal personale della scuola. Servono medici.
Si potrebbe persino pensare di utilizzare parte delle risorse del Mes nel comparto sanità per questa finalità legata alla sicurezza nelle scuole.
Servono figure professionali, come gli operatori sociosanitari, a supporto di educatrici e maestre per la fascia d’età più sensibile. Servono spazi idonei e la riduzione degli alunni per classe.
Quello sulle persone – continua Turi – è l’investimento più importante. Abbiamo una congiuntura mai vista prima: un enorme numero di posti vacanti e migliaia di precari. Il ministro – fa notare Turi – non può influire sulla pandemia, ma può decidere sul personale del nostro sistema scolastico. La previsione di concorsi per soli titoli e una platea di assunzioni di 40 mila insegnanti, rappresentano l’investimento principale sulle risorse umane che il ministero può fare in prima battuta.