Turi: serve progetto per la scuola. Ministro autoreferenziale.
Personale, didattica, studenti: va pensato un mondo diverso e va affrontato con il confronto e il coinvolgimento di chi sarà chiamato a realizzarlo.
Una diffida al ministro per la riapertura del contratto sulla mobilità del personale della scuola che sia funzionale ad un modello di ripartenza della scuola che ancora non vediamo.
Appare prioritaria – spiega il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi – l’esigenza di inquadrare la mobilità in funzione dell’emergenza in atto che merita un progetto eccezionale come è il periodo che stiamo vivendo.
Abbiamo sempre considerato e rappresentato la mobilità come un tassello di un puzzle più ampio e più articolato. Che avesse bisogno di una armonizzazione con norme concepite in un mondo diverso, era già scontato prima della crisi sanitaria.
Temi che la Uil Scuola ha rivendicato con forza come, ad esempio, l’anacronistico blocco della mobilità quinquennale per alcune categorie di personale docente, o come l’assegnazione dei posti di Quota 100 rimasti inoptati.
Tutte questioni che lasciano scoperto il fianco a ricorsi-seriali, che andrebbero eliminati in tempi di normalità, e non sono concepibili in tempi di emergenza.
I patti vano rispettati. Il contratto sulla mobilità – ricorda Turi – prevede che a richiesta di una delle parti, anche solo un sindacato, le trattative sulla mobilità vadano riaperte.
Questioni che ci hanno spinto a minacciare di adire la magistratura per comportamento antisindacale – precisa Turi – in base all’art. 28 della legge 300/70, se non ci sarà da parte del ministro l’impegno a ridefinire le norme su cui effettuare la mobilità del personale.
E’ necessario richiamare l’attenzione su una politica del ministro senza solidità, basata su presupposti piantati nella sabbia, che dimostrano l’assenza di consapevolezza sulla gestione della fine di questo anno scolastico e dell’inizio del prossimo.
Ci sono tante questioni ancora aperte – continua il segretario generale della Uil Scuola – che vanno affrontate con i rappresentati dei lavoratori, che saranno chiamati presumibilmente a forti sacrifici forse più di quelli che stanno vivendo ora.
L’esperienza di queste settimane ha mostrato che la didattica a distanza non è succedanea a quella in presenza, è solo complementare. Un terzo degli alunni è rimasto fuori.
Vanno messe insieme diverse esigenze: recuperare la parte di anno scolastico saltata a causa della pandemia, garantire una forte continuità didattica perché insieme alla DaD bisognerà gestire, magari in modo alternato, la didattica in presenza. Insomma va pensato un mondo diverso e va affrontato con metodi nuovi.
Il ministro dell’istruzione, invece, continua con un atteggiamento autoreferenziale che non riconosce il ruolo di rappresentanza e di negoziazione che i sindacati hanno.
Un ruolo che non deriva dal ministro ma dalla Costituzione.
L’emergenza sanitaria non può eliminare o attenuare gli elementi di democrazia e partecipazione che sono parte del nostro sistema democratico.
Ci auguriamo che arrivi una risposta positiva, per ripristinare un clima di confronto e collaborazione che serve per gestire una fase complessa e difficile della vita del paese.