Il segretario generale della Uil Scuola anticipa i temi e la proposta Uil che sarà portata oggi al ministro Bussetti: lasciare le risorse destinate alla scuola alla scuola.
Invarianza di spesa per la scuola: questa la proposta Uil che sarà portata oggi all’incontro con il ministro.
Abbiamo un’idea chiara – piega Turi anticipando i temi che saranno al centro dell’incontro di questa sera al Miur – lasciare le risorse destinate alla scuola alla scuola.
Sembrerebbe l’uovo di Colombo, se non fossimo in Italia – rilancia Turi. In una fase di contrazione del numero di alunni, invece di pensare a risparmiare sulla scuola – per l’ennesima volta – sarebbe il caso di diminuire il numero di studenti per classe, garantire il tempo pieno anche al Sud, rimodulare l’organico, eliminare l’anacronistica distinzione tra organico di fatto e quello di diritto, in questo modo eliminando sostanzialmente il precariato e riportare gli stipendi di tutto il personale a livelli adeguati.
Questo Governo ha una buona occasione, congiunturale, ma deve saperla cogliere: riportare la scuola ad una dimensione di considerazione e qualità. Questo anche in termini di investimenti necessari per la crescita economica e sociale del paese.
L’Italia è tra i paesi europei che spende meno per il suo sistema di istruzione – continua Turi, ricordando che il Governo è impegnato nella predisposizione del Def, il documento di programmazione economica per il prossimo anno. Dove vogliono mettere gli eventuali risparmi? Possibile che si pensi sempre a contrarre gli organici? A risparmiare sugli stipendi? A chi servono i soldi della scuola?
Altro tema caldo sarà quello del netto no ad ogni ipotesi di regionalizzazione, questione sulla quale il ministro non si è pronunciato ufficialmente, lasciando che iniziative territoriali fossero gestite dal Miur in modo occasionale. L’unità nazionale del Paese e della sua scuola sono fondamentali – ribadisce Turi – la nostra raccolta firme che ha raggiunto centinaia di migliaia di firme, è partita dalle scuole e sta entrando nelle città, è sostenuta da tantissimi cittadini preoccupati delle sorti del nostro sistema di istruzione.
Altre questioni aperte – alla base anch’esse dello sciopero proclamato per il 17 maggio – sono legate alla stabilità del lavoro per il personale precario, e alle professionalità e valorizzazione del