Impronte digitali per i professori: il ministro lasci queste misure al collega di Grazia e Giustizia
Pensavamo di avere dei motivi molto seri per protestare contro lo stato delle politiche del Governo sulla scuola, il ministro Bussetti ce ne fornisce di nuovi: «per i controlli nelle scuole, impronte digitali ai professori».
Così il ministro in un’intervista, che aggiunge «non per questioni di controllo sull’assenteismo, piuttosto per ragioni di sicurezza». E noi che pensavamo – commenta il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi – che le scuole fossero luoghi sicuri, di educazione, di cultura. Luoghi dove si agisce con rispetto e responsabilità. Un modello ben lontano dagli eccessi americani.
Invece no, preso nelle pieghe delle decisioni del suo Governo, il ministro parla di misure rigide – mette in evidenza Turi – che sono inapplicabili nelle scuole, e che la scuola non merita, mentre farebbe meglio a lasciare che a occuparsi di questi temi sia il suo collega, titolare del ministero di Grazia e Giustizia.
E’ il momento di dire alla politica – ribadisce Turi – che ci sono scelte che vanno fatte: dare stabilità al lavoro, sfilare la scuola dalle logiche regionali, inserire risorse nel documento di programmazione economica per dare stipendi adeguati, riconoscere le professionalità della scuola.
Sembra di stare sul Titanic – azzarda il segretario della Uil Scuola – sta passando l’idea che alcuni si salvano altri no. Se non si assumono i precari vuol dire che anche questa volta si vuole fare cassa sulla scuola. A rimetterci saranno di nuovo persone per bene, quelle che hanno lavorato.
Non è così che intendiamo la scuola. La scuola è libertà, valori, è realtà complessa, base solida del Paese.
Sandro Pertini diceva che non c’è libertà senza giustizia sociale. La scuola ha dato le basi a persone che non avevano possibilità, per corrispondere alle aspirazioni, per realizzare le proprie attitudini.
Ora questo la scuola sembra non poterlo fare più. Dobbiamo difendere il ruolo assegnato al nostro sistema di istruzione dai padri costituenti a partire dalla libertà di insegnamento.
Anche per questa ragione – conclude Turi, riprendendo i temi dell’attivo che si è svolto oggi a Roma – abbiamo avviato le procedure per proclamare lo sciopero generale della scuola.