L’autonomia delle istituzioni scolastiche è un valore di rango costituzionale. Ingerenze che aumentano e sviliscono la funzione del nostro sistema scolastico.
Accade a Pisa, ma la questione è di merito, non di luogo. Si possono obbligare le scuole a seguire le indicazioni di una linea dettata politicamente? O meglio si può dire alle scuola fai questo o fai quello?
Il presepe che il Consiglio comunale di Pisa vorrebbe in tutte le scuole è un esempio. Come i canti di Natale si direbbe. Non di ingerenza parlerebbero al Comune ma di «modalità di gestire l’educazione dei bambini nel nostro territorio». A completare il quadro c’è anche l’appello alle strutture religiose, che trasforma la decisione da materia scolastica di pertinenza scolastica ad elemento di fede.
Gli attacchi all’autonomia delle scuole – pone l’accento con preoccupazione, Pino Turi, segretario generale della Uil scuola – si stanno accentuando, forse anche per il clima di scontro politico che si verifica nel Paese. Se si trattasse un fenomeno meteorologico potremmo dire che siamo all’allerta arancione e bisogna intervenire per evitare gli effetti negativi. La scuola deve guardare al futuro di tutti e non di pochi, fare in modo che ogni studente formi una propria opinione personale. La scuola e l’educazione devono essere considerati diritti universali di ogni cittadino italiano.
Si perpetua, invece, una visione parziale e di parte, che trova la sua legittimazione nel consenso politico. Punto formalmente ineccepibile, se non si dimentica, che la politica ha il diritto di governare nel costante rispetto dei principi generali della costituzione.
La laicità è il principio cardine della scuola statale del nostro Paese – mette in evidenza Turi – le nostre istituzioni scolastiche trovano, nella costituzione, la legittimazione piena della loro funzione, la garanzia della loro autonomia e indipendenza. Così mentre la politica tende a dividere, la scuola unisce e fa integrazione.
Questa è la riprova che la ventilata autonomia differenziata non è applicabile alla scuola – afferma Turi – per un motivo ben preciso: la scuola è comunità, è una struttura democratica e di partecipazione. Il suo ruolo è di dialogo, paritario, con le altre agenzie ed autonomie. Il punto è proprio questo: la scuola non ha funzione di ancella della politica. Semmai, al contrario, ne crea i presupposti creando identità pensanti e libere, fuori da modelli e modi di pensare omologati sul modello, al momento, dominante.