Il senatore Pittoni, Presidente della Commissione Istruzione, ha annunciato oggi la predisposizione di un disegno di legge per l’abolizione della chiamata diretta.
Non si tratta solo di un istituto poco gradito ai docenti che, con l’accordo contrattuale, abbiamo già eliminato nella sostanza – mette in evidenza il segretario generale della Uil scuola, Pino Turi – ma di un provvedimento sbagliato, frutto di scelte che non condividiamo, tese a considerare studenti e famiglie alla stregua di clienti da accontentare, fino al punto di scegliersi anche il docente.
Con questo provvedimento si mette un punto fermo a quello che è stato uno dei fallimenti della Buona scuola e della logica neo liberista che la sottende.
Il meccanismo sul quale si basava la chiamata diretta – pone l’accento il segretario Uil Scuola – avrebbe aperto le porte ad una progressiva privatizzazione dell’istruzione.
Siamo convinti, al contrario, che la scuola non ha nulla a che vedere con le regole di mercato, che hanno come unico fine il profitto. La scuola, lo ha ricordato il Presidente Mattarella, è istituzione cardine dello Stato democratico, ma è anche una comunità educante, che muove dalla vita, dai problemi di ogni giorno, per formare persone libere.
La scuola – continua Turi – guarda al benessere collettivo che passa dall’inclusione e non dall’esclusione come invece succede per le regole di mercato dove il più debole deve essere espulso ed emarginato. Esattamente il contrario di ciò che fa la scuola.
Quella della chiamata diretta era una norma sbagliata nel merito e nel metodo.
Nel merito perché l’istruzione è funzione dello Stato come la giustizia, l’ordine pubblico, la difesa.
In queste funzioni fondamentali non è neanche immaginabile la scelta del proprio riferimento: l’imputato non sceglie il giudice.
Nel metodo: con l’introduzione dell’incarico si andava a negare l’obbligazione che, invece, lega il docente all’Amministrazione, in virtù di un contratto di lavoro subordinato.
Auspichiamo che si possa porre fine, formalmente e in via definitiva, ad un provvedimento che ha rischiato di cambiare la natura genetica della nostra scuola per tentare di omologarla ad altri sistemi, giudicati più attraenti, che stanno mostrando, a livello internazionale i loro limiti e per questo sono in fase di revisione critica.