(…) Lo studio è un diritto fondamentale della persona, di ogni persona. Assicurare l’istruzione è un dovere inderogabile della Repubblica. Organizzare, e garantire, un sistema formativo adeguato ai tempi è una assoluta priorità politica e istituzionale. Ogni attenzione, ogni risorsa destinata alla scuola e alla ricerca ritorna con gli interessi alla società.
Rendere il sistema scolastico migliore, più forte sul piano culturale e formativo, più aperto alla società e al lavoro, è un compito anzitutto delle istituzioni. Ma a questo impegno tanti sono chiamati a concorrere nella società, tutti in realtà. La scuola è un patrimonio comune e come tale va curato da tutti nel nostro Paese.
La scuola è anche una cartina al tornasole, un barometro della nostra concreta condizione di giustizia, di libertà, di uguaglianza tra le persone.
Settant’anni fa, nel settembre del 1938, la stagione scolastica si apriva con l’espulsione dalla scuola pubblica di tutte le ragazze e i ragazzi, le bambine e i bambini ebrei. E con il licenziamento dei professori di origine ebraica. Una legge aveva dato forma a un razzismo di Stato: è una delle pagine più brutte e tristi della nostra storia.
Liliana Segre – come altri – ha ricordato, in questi giorni, il suo trauma di bambina esclusa dalla scuola che era e sentiva propria. La feroce discriminazione subita.
Questa è una lezione che non dobbiamo mai dimenticare. La scuola deve unire e non dividere o segregare. La scuola deve moltiplicare le opportunità, non ridurle. La scuola deve generare amicizia, solidarietà, responsabilità e mai seminare odio, rancore, volontà di sopraffazione, discriminazioni di qualunque genere.
(…) È nostro compito contrastare il circolo vizioso tra povertà economica e povertà educativa. Sappiamo che le condizioni di bisogno o di deprivazione della famiglia d’origine aumentano i rischi di marginalità anche nella scuola. Ed è vero anche l’inverso: la povertà nelle conoscenze moltiplica i pericoli di marginalità da adulti. Ogni sforzo va compiuto per rompere questa spirale. La scuola non può rinunciare a essere un motore di mobilità sociale. Una scuola che funziona bene può aiutare il Paese a togliersi le ingessature. È, questo, un grande traguardo, che corrisponde pienamente ai principi della nostra Costituzione.
(…) La scuola italiana – si dice spesso – ha i suoi problemi. È vero, ma ha anche grandi qualità, e insegnanti valorosi che dedicano impegno e non risparmiano sacrifici anche quando le condizioni non sono quelle desiderate, come oggi ha ricordato il Ministro.
(…) La sicurezza a scuola è un bene indisponibile. A partire, ovviamente, dalla tutela della salute dei bambini e dei ragazzi. Che va assicurata anche attraverso la certezza e la stabilità delle regole.
…) Questo è il primo anno in cui – salvo pochissime eccezioni – nei banchi scolastici siederanno soltanto giovani nati nel nuovo millennio. È un segno, importante, della vita, della storia e del futuro. Deve farci sentire tutti, nella nostra Italia, ancor più responsabili e ancor più solidali.