INVALSI E ALTERNANZA | La valutazione è garantita dalla professione docente

L’anno scolastico non è ancora iniziato e i test di valutazione già fanno parlare di sé. Un emendamento presentato al Milleproroghe potrebbe rinviare di un anno l’obbligo della prova Invalsi per l’esame di stato del secondo ciclo.


Proprio come accade per l’alternanza – fa notare il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi – anche sulle prove Invalsi c’è molta confusione. In che modo dovranno prepararsi gli studenti? Come si dovranno organizzare le scuole? Che peso avranno questi elementi di valutazione? Come si pongono in relazione alla valutazione che, invece fanno i docenti?

Su tre anni di attuazione dell’alternanza abbiamo un bilancio che non brilla per risultati e trasparenza, senza voler nascondere situazioni patologiche di un uso distorto e illegittimo.
Si pone, quindi, molto realisticamente, la necessità di una verifica, un tagliando.

A nostro parere, l’alternanza deve essere una scelta didattica, deve ricadere nella responsabilità e nell’autonomia della scuola che deve essere l’unica protagonista che interagisce con le singole comunità di riferimento, anche produttive.

Va introdotta una grande flessibilità, ed adattamento, da graduare in relazione alle diverse realtà territoriali. Ci troviamo di fronte a numeri importanti che non possono essere sottovalutati. Per questo, anche il compito di rendicontazione delle attività, così come le risorse necessarie, va ricondotto alla comunità scolastica. In questo modo, responsabilità e partecipazione attiva, consentono di evitare le deviazioni che provengono dalla società e dal mercato.

Sui test Invalsi – a non voler ricordare quelli dell’estate scorsa su soldi e felicità – resta da capire la loro reale portata. L’esperienza degli ultimi anni ha mostrato con chiarezza che se, da un lato, presentano qualche utilità per considerazioni generali, che possono aiutare le scuole ed i docenti a meglio definire le loro scelte didattiche educative ed amministrative, dall’altro, appaiono invece limitate se si vuole operare una valutazione di sistema o, peggio ancora soppiantare quello istituzionalmente garantito dalla funzione docente.

E’ la scuola che deve valutare le diversità ed attuare un insegnamento individualizzato per sollecitare i diversi talenti presenti nella comunità.

La discriminante – mette in rilievo Turi – che ci fa essere critici è proprio il fatto che, inevitabilmente, questi test standardizzati, finiscono per creare tendenze, mode, ed improbabili graduatorie, che bisognerebbe assolutamente evitare.

Il ruolo principale di valutazione deve restare nella comunità scolastica e nella competenza professionale dei docenti, sia nella dimensione individuale che in quella collegiale, per essere utile al miglioramento del sistema.

Il ministro è chiamato a fare le dovute valutazioni, anche in relazione al ruolo che Alternanza e indagini Invalsi possono avere nell’azione didattica e nella valutazione propria dei docenti.