Per la procura generale della Corte dei Conti, il personale della scuola «portatore di professionalità non secondarie, è costretto ad operare in contesti difficili e senza il riconoscimento stipendiale che sarebbe appropriato rispetto ai livelli di qualità del servizio».
Una situazione che, secondo la magistratura contabile, produrrebbe una «situazione di disaffezione del personale».
E’ l’ennesimo monito, quello che viene oggi dalla Corte dei Conti, che accanto alla valutazione economica del settore istruzione entra in un’analisi non solo finanziaria – pone l’accento il segretario della Uil Scuola, Pino Turi.
Si tratta di una bocciatura delle politiche del settore che hanno considerato l’istruzione come un costo da tagliare. Negli ultimi anni è stata la scuola, il settore più tartassato, rispetto agli altri comparti del pubblico impiego. Ciò senza considerare la riforma pensionistica che ha condotto ad un innalzamento dell’età del personale in servizio.
Tutti elementi che hanno indotto la Corte a lanciare un allarme sul futuro del paese: nella scuola si custodiscono i valori costituzionali che vanno tramandati nel tempo, in modo graduale e non con salti generazionali troppo significativi. Un processo attento e continuo, molto diverso da quanto sta accadendo nel nostro Paese con una sostituzione di valori indotti dal neo liberismo e da una politica televisiva, ispirata ai reality, che confonde il virtuale dal reale.
La propensione all’innovazione e al cambiamento – aggiunge Turi – viene dallo studio e dalla ricerca a scuola, è qui che si generano quegli scambi generazionali che portano i veri cambiamenti.
Si tratta di un settore in cui vanno definiti gli investimenti e non i tagli e in cui vanno programmati i flussi di turn-over per evitare l’ingessatura della società.
Dopo il miracolo di trasformare i sudditi in cittadini del secolo scorso, come sosteneva Calamandrei, dovremmo parlare del miracolo del nuovo millennio, trasformare i consumatori in cittadini.
Stiamo attendendo che il neo ministro Bussetti ci incontri per rappresentargli le attuali esigenze del mondo della scuola: a partire dagli investimenti in istruzione, da stralciare dal conteggio del deficit di bilancio interno. Scelte da portare anche nella politica europea e nei trattati.