UIL: una logica che deve essere definitivamente abbandonata. I lavoratori hanno il diritto di conoscere, all’atto dell’assunzione, la scadenza del proprio contratto ed il luogo dove svolgere le attività ad esso connesse.
Il personale Ata della scuola rischia di essere trattato in modo difforme a quanto prevede l’attuale contratto della scuola. Nomine e supplenze nella scuola hanno regole complesse – mette in evidenza il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi – ma la burocrazia ministeriale rischia di rendere tutto ancora più rigido e difficile.
Da un lato ci sono le graduatorie, strumento che serve ad indicare l’ordine con il quale si accede, ad un posto. Dall’altro ci sono le norme contrattuali vigenti che ne riconoscono il diritto.
Si può quindi passare, di ruolo, si può cambiare graduatoria, si può accedere a ruolo diverso dal proprio. Le graduatorie danno la sequenza. Il contratto regola termini e diritti.
Che cosa succede allora in una scuola italiana se un collaboratore scolastico di ruolo, inserito nella graduatoria degli assistenti amministrativi, chiede di svolgere, per un anno, un lavoro diverso dal suo? Non glielo fanno fare… Perché ?
Perché il Miur pensa di far prevalere la burocrazia delle liste a quella del contratto, sono diritti che non dialogano – solleva il tema il segretario Turi. Il punto – aggiunge – è che in attesa delle nuove graduatorie, che non ci sono e non ci saranno a breve, sarebbe semplice utilizzare quelle esistenti e, comunque se non si vogliono dare e nomine con quelle esistenti, occorre evitare la beffa per il personale di altro ruolo che aspira ad un contratto e non potrebbe ottenerlo solo perché la procedura prevede una probabile staffetta. E’ la natura del posto deve decidere del diritto contrattuale ad ottenerlo. Quindi il collaboratore può benissimo essere nominato, per la durata contrattuale, con le graduatorie correnti.
Un fatto di non poco conto se si pensa alla girandola di posti che viene innescata nel passaggio da vecchie e nuove graduatorie che abbiamo proposto di cambiare. E’ la logica superata – continua Turi – dello «stai-qui-fino-a-che –non-arriva-quello-delle-nuove-graduatorie-che-non-sono-ancora-pronte».
Un modo di procedere che non può più essere utilizzato per sopperire alla lentezza delle procedure. I tempi della scuola sono incompatibili con quelli della burocrazia.
Se una volta era il sindacato a essere tacciato di eccessivo garantismo – constata Turi – ora che il sindacato chiede, sulla base del diritto comune, la procedura che più utile ed efficiente che garantisce l’interesse pubblico è l’amministrazione che si oppone.
I lavoratori hanno il diritto di conoscere, all’atto dell’assunzione, la scadenza del proprio contratto ed il luogo dove svolgere le attività ad esso connesse. Sono persone e non numeri da spostare a proprio piacimento. E’ un problema di dignità e di qualità del lavoro che non può essere compromesso dalle lunghe e inconcludenti procedure burocratiche. Ancora una volta si dimostra che solo la contrattazione e la delegificazione possono governare sistemi complessi come quello della scuola, ma la prassi e l’ottusità burocratica è dura a cambiare e a volte la chiamano difetto di comunicazione.