A rispondere alle domande su mobilità e contratto chiamata diretta è Giuseppe D’Aprile, della segreteria nazionale UIL scuola, presente agli incontri con il Ministero per gli accordi che hanno portato circa 250mila docenti a chiedere trasferimento di sede.
Con questo contratto avete assegnato ai Collegi dei docenti un potere non indifferente, dato che dovranno deliberare sui criteri per l’assegnazione delle cattedre ai docenti (chiamata diretta). Ritiene che i Collegi siano maturi per assumersi questa responsabilità?
Si è semplicemente (ri) dato al Collegio dei docenti il ruolo centrale che gli è proprio e che la legge 107, ha spostato, impropriamente sul Dirigente Scolastico. La sottoscrizione dell’accordo consente di stabilire i criteri necessari per il passaggio dei docenti da ambito a scuola in modo oggettivo, trasparente e imparziale che escludano ogni individuazione o scelta discrezionale da parte del Dirigente Scolastico. Per la UIL Scuola, la definizione da parte del collegio docenti di deliberarli, ha rappresentato sin dall’inizio della trattativa un punto fondamentale per la sottoscrizione dell’accordo.
Cosa non ha funzionato nel precedente contratto sulla mobilità messo a punto dal precedente esecutivo?
Lo scorso anno, attraverso il contratto sulla mobilità e quindi attraverso la contrattazione, abbiamo modificato gli errori contenuti nella Legge 107. L’algoritmo messo a punto dal MIUR, non coerente con il contratto, era sbagliato. Come è noto, ha dato vita alle conciliazioni fatte senza criteri di equità e senza la garanzia della presenza sindacale, successivamente sanzionate in sede giurisdizionale con la condanna dell’amministrazione. Ancora oggi è pendente dinanzi al TAR il contenzioso per accertare i danni derivanti dal famigerato algoritmo.
Alcune associazioni di dirigenti hanno lamentato, in relazione alla loro valutazione, una sottrazione di potere decisionale e quindi una diminuita capacità di scegliersi la squadra di docenti, necessaria, a dir loro, per incidere sulla qualità della didattica.
Scegliere i docenti è un modello che è adottato dalle scuole private che hanno come loro fine un’educazione caratterizzata da una visione specifica. Scegliere il personale è un atteggiamento che si addice ad un titolare di un’azienda che ha sicuramente finalità diverse da quelle dell’interesse collettivo che, invece, è rappresentato dalle scuole statali che garantiscono per tutti pluralismo ed un insegnamento laico. Siamo sicuri che scegliersi i docenti non equivalga a trasformare l’istruzione, costituzionalmente definita quale funzione essenziale dello Stato, in un servizio? Il pericolo della privatizzazione della Scuola è sempre incombente, caratterizza le scelte della Legge 107 che prende a modello il sistema delle Scuole private : scelta dei docenti e definizione del piano dell’offerta formativa ad opera del singolo, senza “intralci collegiali”.
Il passo successivo è breve: rivendicare non la libertà di istituire scuole private, bensì quella di finanziarle con soldi pubblici.
Pensare di passare dal pluralismo culturale e professionale interno che è stato garantito dalla scuola statale ad un “pluralismo esterno” basato sulla competizione delle diverse offerte formative, significa non avere a cuore il futuro di questo paese, specie in una società sempre più multiculturale e multireligiosa .
Ad ogni modo restano gli ambiti, che ci risulta non essere molto amati dai docenti. A noi risulta che moltissimi abbiano puntato esclusivamente sulle scuole. Paura di cosa?
Direi che quanto accaduto lo scorso anno con i timori dei docenti di essere assegnati alle scuole, attraverso richieste di curriculum con foto e video a busto intero, è scongiurato dal nuovo accordo. La UIL Scuola ha sempre affermato con chiarezza la propria contrarietà al sistema degli ambiti: un sistema non imparziale che riduce la libertà di insegnamento con logiche clientelari e, come detto prima, di stampo privatistico. Il docente che dagli ambiti viene assegnato ad una scuola deve avere la certezza che ciò’ avvenga sulla base di criteri oggettivi ed è per questo che, per la UIl Scuola, tale punto è stato dirimente per la firma dell’accordo che regolamenta il passaggio da ambito a scuola. Ci auguriamo che, con la prossima legislatura, vengano eliminati gli ambiti che rappresentano solo una procedura burocratica inutile con ripercussioni negative sull’apertura dell’anno scolastico, non garantendo la continuità didattica teoricamente decantata e difesa da tutti.
Questo contratto può definirsi un punto a favore dell’ascolto e del dialogo. Una cosa che è venuta a mancare nella precedente amministrazione.
Da parte del precedente esecutivo non c’è’ stata nessuna volontà di dialogo. La UIL Scuola, ha sempre ricercato ogni forma di dialogo e rivendicato un percorso di confronto. Già nel dicembre 2015 abbiamo presentato ai banchetti del PD (Italiacoraggio) un documento contenente le nostre proposte di modifica della Legge 107. Purtroppo il Governo e i partiti di maggioranza sono stati sordi. Sicuramente, con l’attuale esecutivo, esiste più confronto e più dialogo. La stessa Ministra nella nostra ultima conferenza di organizzazione ha dichiarato…” abbiamo impostato sin dall’inizio un rapporto molto costruttivo, anche se ciascuno ha le proprie opinioni e le proprie funzioni e credo che questo dialogo debba continuare e protrarsi nel tempo”… Questo modo di operare e’ la base per trovare soluzioni positive per il paese. Un atteggiamento che però dovrà portare a cambiare le scelte sbagliate, attraverso la contrattazione ed il confronto costruttivo con il sindacato.
Ci auguriamo che ciò porti risultati tangibili per il personale tutto: dirigenti, docenti, educatori ed ATA che, insieme, rappresentano quella comunità che è la scuola dell’autonomia. Diversamente, come sempre, non faremo sconti alcuni.
Ci sono punti, però, che meritavano una maggiore attenzione. Ad esempio la possibilità per i docenti in ambito di poter fare mobilità chiedendo cattedra nella stessa scuola in cui si insegna. Sarebbe stato, se non altro, un provvedimento di giustizia per non creare disparità, se ne è discusso durante gli incontri al Ministero? Perché questo punto non è stato inserito nel contratto? Comunque soddisfatti?
Vorrei ricordare che questo contratto, diversamente da ciò che prevede la legge 107, prevede la possibilità di trasferimento sulla singola scuola, elimina il vincolo triennale di permanenza per i trasferimenti tra provincie diverse, regolamenta il passaggio verso i licei musicali e prevede che i criteri di assegnazione dei docenti e degli ATA a plessi o sezioni staccate di una stessa autonomia scolastica, ma situati in Comuni diversi, sia stabilita in contrattazione di Istituto. La possibilità da parte dei docenti assegnati negli ambiti di poter chiedere, in fase di mobilità, la scuola di servizio era tra i punti più volte discussi con il MIUR ed ha rappresentato per noi un altro punto fondamentale per la sottoscrizione del contratto.
Da parte nostra e’ stata una battaglia condotta fino alla fine ma che ha visto l’Amministrazione resistente e determinata, trincerata dietro un impedimento prettamente tecnico e di sistema, che avrebbe potuto pregiudicare l’intera fase dei trasferimenti.
D’altronde Il contratto è frutto di una mediazione tra le parti e alla fine si doveva decidere: scegliere tra l’applicazione della Legge con le conseguenti ricadute sul personale e sugli alunni o la sottoscrizione del contratto integrativo con tutti i miglioramenti citati.
Beh! Francamente abbiamo optato per la seconda scelta con la consapevolezza di aver piegato le rigita’ della Legge 107.
Abbiamo dimostrato che attraverso la contrattazione si trovano le risposte per la tutela del personale e per far funzionare le scuole.
Spiace dover verificare che qualcuno se ne accorga solo ora e trovi ogni pretesto di critica e di protesta per scelte che attengono, anche giustamente, a situazioni personali e particolari che con il contratto non siamo riusciti a risolvere.
Sicuramente il prossimo anno cercheremo di fare ancora meglio…