L’istruzione è bene costituzionale, laico e indipendente. Bisogna tutelare la libertà di insegnamento e quella di apprendimento dei ragazzi. Attenzione a decisioni che vanno a limitare la collegialità delle scelte nella scuola. Contrattazione e confronto gli strumenti che utilizzeremo per le modifiche alla legge e alle deleghe.
Le bozze di decreto ci propongono ancora un’operazione che appare come una invasione di campo – mette in guardia il segretario generale della Uil Scuola rispondendo oggi alle domande a margine dell’Assemblea organizzata dalla Uil di Taranto con i segretari del pubblico impiego.
E’ l’impianto di base della legge 107 che si rispecchia in quelle deleghe – ribadisce Turi – la UIL Scuola ne ha contrastato e continuerà a contrastarne le scelte con due strumenti: la contrattazione e il confronto, con la partecipazione al dibattito e alla stesura dei testi delle deleghe.
Con la contrattazione siamo arrivati all’accordo del 30 novembre – ha detto Turi nel corso dell’Assemblea alla quale hanno preso parte dirigenti sindacali, Rsu e delegati del Pubblico impiego della Uil jonica , insieme ai segretari di categoria Michelangelo Librandi (FPL), Roberto Papi (Uil Rua), Nicola Turco (PA) e Antonio Foccillo, segretario confederale Uil – con quell’intesa abbiamo ottenuto che il Governo riporti nel confronto negoziale parte delle materie sottratte dalla legge alla contrattazione. Questo sia per le materie legate alla riforma Brunetta che per gli effetti legati alla legge 107.
In merito alle deleghe al Governo – ha precisato Turi – stiamo studiando le bozze, abbiamo condiviso la volontà del ministro ad un confronto di merito, parteciperemo con proposte di emendamento. Quel che si evince è la previsione di una gestione del personale autoritativa e tutta orientata a spostare sul personale oneri e impegni. Bisogna evitare poi di disperdere denaro pubblico, che va destinato, invece, alla scuola statale.
E ancora, c’è confusione anche rispetto alle materie: si confonde, per esempio la formazione iniziale con l’aggiornamento, che diverrebbe formazione obbligatoria in servizio, per le esigenze più disparate delle amministrazioni. Insomma procedure burocratiche che – illustra il segretario della Uil Scuola – confermano la tendenza iniziale della 107: trasformare la scuola in un grande ufficio pubblico ove utilizzare il personale senza certezze e con strumenti inadeguati in rapporto agli aspetti formativi che, invece, hanno bisogno di partecipazione, spazi di libertà e professionalità che non sono di tipo impiegatizio.
La sindrome impiegatizia è la questione più presente nelle deleghe: non si punta ai lavoratori, ma ai datori di lavoro. Una modalità che mira a mettere a posto, ad aggiustare, non in funzione del progetto di autonomia della scuola, ma in funzione al gradimento degli utenti.
L’ottica dell’utente non ci piace, sono studenti e famiglie, protagonisti del sistema di istruzione.
Devono partecipare anche loro. Sulle deleghe va aperto un dibattito vero nelle scuole. Quello che non c’è ancora stato. Rispondere con le deleghe, non ad un progetto di istruzione, ma ad un sistema di mercato significa attuare un approccio mercatista. Un sistema che non possiamo proprio accettare.
Quello delle deleghe appare ora come un treno da mettere sulle rotaie giuste. Va aperto un confronto vero. Ciò che auspichiamo è che ci sia la volontà di riscriverle nel confronto con il ministro e nelle audizioni parlamentari .